Venafro – L’infermiera 45nne Anna Minchella è stata sospesa dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Campobasso-Isernia, a seguito dell’accusa di omicidio. La donna, infatti, due anni fa aveva attentato alla vita di un 77enne di Pratella, Celestino Valentino, mentre era ricoverato nel reparto di lunga degenza dell’ospedale Santissimo Rosario di Venafro.
Il provvedimento, che è stato deliberato il 6 agosto scorso dal Consiglio direttivo e firmato dalla presidente dell’Ordine Mariacristina Magnovavallo, prevede di «sospendere cautelarmente dall’esercizio della professione l’infermiera Anna Minchella».
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’infermiera avrebbe causato la morte dell’anziano, per vendicarsi della figlia, anche lei operativa nella medesima struttura sanitaria. Per ottenere l’effetto desiderato, la 45enne avrebbe iniettato in bocca del pensionato immobilizzato a letto per un ictus dell’acido cloridrico, causandogli gravi lesioni interne, che lo avevano portato a spegnersi dolorosamente dopo una settimana, presso il Veneziale di Isernia, presso il quale era stato trasferito a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Sembra che la donna abbia rubato la siringa a spruzzo presso il centro sanitario, mentre che abbia acquistato il veleno in un supermercato della zona, come dimostrano le immagini delle videocamere di sorveglianza. A rilevare la sostanza incriminata sono stati gli esponenti del Ris di Roma, che hanno effettuato analisi approfondite per fare luce su questa terribile vicenda. Tuttavia, la Procura di Isernia ed i Carabinieri di Venafro hanno raccolto anche importanti testimonianze ed intercettazioni, che hanno portato all’accusa di omicidio volontario.
Il movente dell’omicidio
La responsabile è attualmente in regime di custodia cautelare presso il carcere femminile di Benevento e verrà processata con rito abbreviato. La donna è stata arrestata dai carabinieri un anno fa per il delitto del padre 77enne di una collega, consumato il 22 giugno 2016. Il movente sembra essere legato ad un provvedimento di trasferimento, per riduzione dell’organico, dall’ospedale di Venafro a quello del capoluogo pentro, che aveva interessato anche l’infermiera killer.
Anna Minchella, infatti, convinta di aver subito un’ingiustizia, aveva deciso di mettersi in aspettativa, ritenendo di essere stata penalizzata dalla collega, nonché figlia della vittima, che, a causa delle precarie condizioni di salute del padre, non era stata mandata nell’altro presidio sanitario.
La donna ha cercato attraverso i legali di essere rilasciata in attesa di giudizio, ma senza successo. Infatti, nei mesi scorsi, oltre al Gip del Tribunale di Isernia ed al Riesame della Corte d’Appello, anche la Cassazione ha respinto l’istanza di scarcerazione.
Le reazioni dei parenti della vittima
I parenti della vittima hanno ringraziato gli inquirenti per il lavoro svolto e per aver posto la donna dietro alla sbarre. In questo modo hanno potuto ritrovare un po’ della serenità che avevano perduto ormai da tempo. Del resto, Anna Minchella era stata reintegrata al lavoro nonostante su di lei pendesse un’accusa di omicidio, rimanendo così a stretto contato con la figlia del 77enne ucciso. Il legale della famiglia Alfredo Ricci ha fatto sapere che: «Il tempo e l’esame del fascicolo d’indagine, non appena disponibile, dirà come sono andati in dettaglio i fatti». E ha tenuto a precisare, che si dovrà valutare il ruolo dell’Azienda Sanitaria della Regione Molise, dei dipendenti ospedalieri e della direzione aziendale in questa terribile vicenda.